domenica 23 settembre 2012

L'ultima festa dell'Unità (parte seconda)

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Leggi la prima parte qui.

Dei minuti, delle ore prima che Amin arrivasse, Fred finiva il piatto di spezzatino. Per esaltare il sapore della carne sorseggiava il vino, lo stesso che era servito qualche minuto prima per augurare la salute a Gina e che scorreva da anni nelle vene del marito. In quel momento di contemplazione gastronomica una folata di vento portò alle sue orecchie una nuova scampanata parrocchiale e al suo naso l'acre odore del letame.
Dei minuti, delle ore prima che Amin arrivasse, il grande ospite della serata si avvicinava il più possibile al centro della piazza, oltre il limite imposto alle altre automobili. Al segretario regionale del partito si avvicinò una giovane donna, che era stata presentata a Fred dal suo amico Amin qualche settimana o qualche mese prima e che era al momento una delle più brillanti e innovative, girava voce, personalità del partito. A Fred pareva che la giovane donna vestisse in maniera troppo elegante per non diffidarne. Si strinsero virilmente la mano.
Il segretario regionale del partito salutò cortesemente il vecchio professore, il marito di Gina e qualcun altro, che venivano ancora rispettati in nome delle parole sensate che tanti anni prima, qualche decennio, avevano speso per le povere genti di quell'angolo di mondo proletario, soprattutto contadini, pur non ottenendo alcun successo.
Fred non poté impedirsi di notare che nessuno osò offrire il buon spezzatino, il più buon spezzatino di tutte le feste dell'Unità sul territorio nazionale, al nuovo ospite, il più importante sul territorio regionale. Guardando il vassoio di frutta che gli veniva portato, Fred si domandò come avesse fatto l'uomo a diventare segretario e consigliere regionale con quella sua intolleranza alla carne, alle proteine della carne e ai suoi derivati, in un angolo di mondo come quello, dove i voti si misuravano con i chili di carne offerta agli elettori in mesi, in settimane pre-elettorali. Come un uomo che si nutriva solo di frutta e verdura avesse fatto a diventare il politico che era, seppur perdente alle urne, in un angolo di nazione dove maiali, agnelli e vitelli venivano sacrificati per ringraziare iddio e i suoi rappresentanti democratici del benessere acquisito negli ultimi anni, negli ultimi decenni, dopo quella guerra di cui si era tanto sentito parlare e che, a un certo punto, si era anche vista passare, per qualche giorno e con tanta paura.
Il segretario salì sul palco, interrompendo le stonate danze popolari del gruppo tradizionale apprezzato tutti gli anni, da dieci anni, dagli organizzatori della festa, e si apprestava a proferire qualche parola essenziale, molto essenziale perché tutti capissero, sul futuro della povera ma feconda terra sulla quale vivevano, al giorno d'oggi non troppo radioso.
Fu soprattutto a questo punto che Fred sentì la mancanza di Amin, quando le circostanze mostravano visibilmente che non c'era nessun'altra possibilità, durante il quarto d'ora che seguiva, che ascoltare il discorso noioso e vuoto del segretario, fatto di parole semplici, ma con qualche filosofema usato a sproposito per ricordare che la sua automobile era una Lancia Thesis che poteva arrivare, grazie a delle icone adesive ben in mostra sul parabrezza, al di là dei limiti preposti per le altre banali auto.
Fu a questo punto, soprattutto alla parola palingenesi usata dal segretario per dire qualcosa che Fred non capì, a un momento in cui il marito di Gina si era distratto, mentre sua moglie aggiungeva un po' di sale al suo spezzatino, e il professore mentiva a se stesso sulla compiutezza del discorso del suo giovane amico ed eletto, fu a questo punto che un senso di vomito colse Fred. Come un'intolleranza, un'intolleranza a quello spezzatino, ormai troppo salato, a quel vino e a quel letame, a quel letamaio in cui era seduto.
Fu a questo punto che Fred decise di interrompere la sua attesa e di andare via, prima che il suo amico Amin arrivasse, prima che non gettasse un voto, un altro voto, prima che il suo racconto non fosse omologato al loro, a quello della gente del partito. Fu a questo punto che Fred decise di non sentirsi rappresentato, di non voler essere rappresentato. Compagno di viaggio di nessuno, Fred ripartì, con i due sacchi a pelo nel cofano, per colpa tutto sommato di una parola usata male, di un discorso senza senso, di un comizio che l'aveva fatto arrabbiare, indignare.

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